venerdì 26 luglio 2013

«Siamo di fronte innanzitutto - precisa don Sandonà - ad un’inadeguatezza del linguaggio. Il nomadismo "residuo" non è una libera scelta dei rom e dei sinti


Caritas, don Sandonà sui nomadi: "Il termine è errato, sono    stanzialiPer integrarli bisogna fare di più"

Il direttore:"Gli chiediamo di rispettare le regole ma non li mettiamo nelle condizioni di farlo"



VICENZA. «Nella cronaca recente si continua a parlare di "nomadi" quando sono, in realtà, persone stanziali munite di documenti adeguati». È questa la posizione di don Giovanni Sandonà, direttore della Caritas Diocesana Vicentina, in riferimento ad alcune vicende avvenute negli ultimi tempi. «Siamo di fronte innanzitutto - precisa don Sandonà - ad un’inadeguatezza del linguaggio. Il nomadismo "residuo" non è una libera scelta dei rom e dei sinti. In passato è stato principalmente determinato dalle persecuzioni, mentre oggi è causato dagli allontanamenti e dal rifiuto delle comunità locali che non permette loro un luogo dove poter stanziare, potendo usufruire di acqua servizi igienici ed energia elettrica».
«Ci pare - aggiunge direttore della Caritas vicentina - che il percorso di integrazione debba continuare, ma camminando in due direzioni. Riteniamo giustissimo che queste persone adempiano ai doveri richiesti ad ogni cittadino, come la scolarizzazione dei figli, il lavoro, il rispetto delle norme civiche di buona convivenza e della legalità in tutte le sue sfaccettature».
«Tuttavia riteniamo di poter dire - conclude don Sandonà - che manca la seconda condizione, almeno per quelle persone che hanno occupato le cronache negli ultimi mesi: mentre si chiedono loro questi doveri ed impegni, non li si mette nella condizione di poterli rispettare».

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