sabato 16 maggio 2015

Per Casadio «Bologna è una città democratica, un esempio per tutte le altre città italiane».

Per Casadio «Bologna è una città democratica, un esempio per tutte le altre città italiane».
Bologna - L’inno nazionale accompagnato da chitarre e violini e i manifesti con gli articoli della Costituzione italiana: «Siamo stanchi di essere considerati ladri e delinquenti», ha detto il presidente dell’Associazione sinti italiani, Davide Casadio, durante la prima manifestazione nazionale dei rom e sinti organizzata a Bologna in difesa di tutte le minoranze sociali e contro la xenofobia.
«Siamo stanchi di essere oggetto delle campagne elettorali di Salvini e di altri - ha continuato Casadio - e vogliamo essere riconosciuti come un popolo». Secondo il rappresentante dei sinti italiani le controiniziative in programma oggi nel capoluogo emiliano, «sono la dimostrazione di politiche razziste, noi vogliamo far capire che possono venire a dialogare con noi».
Per Casadio «Bologna è una città democratica, un esempio per tutte le altre città italiane». Infine, il presidente dell’associazione sinti italiani ritiene «importante» la chiusura dei campi rom ma «non con le ruspe» perché «non li abbiamo voluti noi questi campi ma - ha concluso - siamo stati costretti ad andarci dalla politica». La partenza del corteo che ha visto l’adesione di alcune centinaia di persone, è stata preceduta dalla deposizione di una corona di fiori per le vittime sinti della banda della Uno bianca.
Luigi Manconi 
(presidente della commissione diritti umani)
 
Bologna - L’inno nazionale accompagnato da chitarre e violini e i manifesti con gli articoli della Costituzione italiana: così è partita la prima manifestazione nazionale rom e sinti a Bologna in difesa di tutte le minoranze sociali e contro la xenofobia, nel giorno dell’anniversario della rivolta nel campo di sterminio di Birkenau. In corteo alcune centinaia di persone tra cui normali cittadini, rom, sinti, studenti e rappresentanti del mondo politico. Fra questi i senatori Pd, Sergio Lo Giudice e Luigi Manconi (presidente della commissione diritti umani), oltre ad alcuni consiglieri comunali del Partito democratico e di Sel. Presente anche l’attore Alessandro Bergonzoni.
«Oggi nell’aria del Paese c’è un certo odio - ha detto poi Manconi dal palco di piazza XX settembre, dove il corteo ha concluso il suo percorso - Non qui, dove c’è felicità, piacere e la consapevolezza di essere parte di un popolo e di una civiltà, ma fuori. Credo di sapere da dove nasce quest’aria di odio: dall’oblio, dalla smemoratezza, dalla cattiva memoria di tanti, su ciò che siamo stati. Solo chi dimentica ciò che siamo stati può odiare i sinti e i rom». «Avete sentito le istituzioni, e a ragione, troppo spesso lontane e ostili - ha proseguito il senatore rivolgendosi al pubblico - ma qualcosa sta cambiando. La violazione di un diritto di uno di voi è una violazione del popolo italiano». Sul palco insieme a Manconi c’erano inoltre il deputato Sandra Zampa, l’assessore al Welfare del Comune di Bologna, Amelia Frascaroli, Alessandro Bergonzoni e l’attore Ivano Marescotti. «È stata una manifestazione pacifica e allegra - ha detto Zampa - che dimostra che sappiamo stare insieme, rispettandoci. È questa la base di convivenza del futuro».

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